Roberto Saviano é un personaggio scomodo, scomodissimo. Sta dicendo veritá che mettono il sistema in grave difficiltá, dato che quest'ultimo non puó dimostrare il contrario, o ribatterlo con argomenti. Allora si cerca di gettare discredito su di lui.
Ero a Trento poco dopo la sua apparizione a "Che tempo che fa", dove annunció il suo timore ad essere infangato, che il suo nome venisse imbrattato per isolarlo. Infatti. La puntata in questione - durante la quale venne intervistato da Fazio, che saggiamente lo lasció parlare - avrebbe dovuto scuotere coscienze e istituzioni. Eppure il giorno dopo il Corriere della Sera dedicó al tema appena un trafiletto e con la evidente intenzione di chi lo scrisse di nuocere alla figura di Saviano, che veniva sottilmente presentato, attraverso altrui espressioni, come un ·professionista" della lotta alla mafia, un uomo sensibile alle seduzioni mediatiche. Come spesso succede, il veleno viene usato in minime dosi.
Mi ritrovai poche ore dopo con colleghi gioranlisti di Trento. E parlai loro di cosa stava accadendo. Di cosa, a mio avviso sta dicendo Saviano e chiesi loro se ne avevano tratte le conseguenze. No, non l'avevano fatto e ne restarono scossi...
Chi legge "Gomorra" si dovrebbe chiedere cosa si puó comprare con i soldi delle mafie (quella siciliana, la Ndrangheta e la Camorra). Perché un giro di affari annuale superiore ai 100 miliardi di euro permette di comprare molte cose. Anche coscienze. Stiamo parlando di un prodotto interno lordo che moltiplica questa somma varie volte; per due, per tre, gli economisti ci sapranno dire quante. E suppone un pil equivalente a quello dell'Argentina, a quello dell' Uruguay, del Paraguay e della Bolivia sommati. Le mafie italiane potrebbero comprarsi la Bulgaria (pil al di sotto dei 100 miliardi di euro).
Un potere economico di queste dimensioni ha bisogno di un potere politico che garantisca loro la necessaria copertura - e qui non siamo lontani dalla realtá, visti gli esiti di indagini e di processi -. O, come é probabile, in fase evolutiva, sul quale esercita la sua influenza, se non il suo controllarlo. E le mafie possono evolversi. Perché se prima il mafioso era un personaggio al margine della societá, spesso ignorante e tuttavia scostante nei confronti del potere politico, oggi, ad esempio, il camorrista ha giá fatto un salto trasformandosi in imprenditore. I mafiosi che domani approderanno alla laurea, al master o al dottorato saranno perfettamente in grado di entrare in politica.
Dunque tale potere economico ci porta a concludere che si tratta giá di un potere con ampli riflessi sulla politica e lo dimostra piú di ogni altra cosa l'estrema difficoltá di combattere la mafia con successo, come nel caso delle Brigate Rosse.
E questo sforzo che non arriva al successo, grazie alle infiltrazioni anche nei palazzi di giustizie e nelle forze dell'ordine, ma soprattutto sul tessuto sociale, sta dicendo che il governo italiano esercita oggi una sovranitá limitata. Piaccia o no sono le conclusioni che dobbiamo trarre. La penetrazione degli affari mafiosi, l'impunitá di cui godono, la libertá con la quale agiscono, con la quale controllano affari e settori dell'economia, sta non solo accumulando potere, ma sta trasformando in "indispensabili" nel nostro sistema economico i capitali di origine mafiosa. Dicevo ai miei colleghi trentini: quando meno ve l'aspetterete, verrete informati dell'acquisto da parte della mafia dei complessi alberghieri della vostra regione, cosí come in Scozia la camorra ha penetrato l'industria turistica. Perché: a cosa servono tanti soldi, se non a trasformarsi in nuovi investimenti? E questi per essere tali devono essere leciti. Ne parla con profusione Misha Glenny nel suo libro "McMafia" (la cui lettura consiglio).
Era presente a quella riunione di giornalisti a Trento anche un ex dirigente politico il cui volto rivelava certa angoscia. Sí, fa male leggere: sovranitá limitata. Come se un esercito straniero avesse invaso parte della nostra penisola (e stabilire quale parte non é tanto facile, sia chiaro). Ma non bisogna avere dubbi: lo Stato non puó condividere con nessun altra entitá il proprio potere, la propria soranitá delegata dagli elettori. Chiunque altro lo faccia, se ne appropria in modo illegale. Ed é ció che avviene ogni giorno in Italia ed é quello che spiega Saviano.
Ma evidentemente le infiltrazioni e le connivenze sono dappertutto. Allora Saviano viene sospettato di essere troppo mediatico. Si lascia intendere che lo seducono i media. Tralasciando che lui ha bisogno dei media per dire quello che sta dicendo. Altrimenti sarebbe immerso nella rete dell'informazione alternativa, che é utilissima, ma insufficiente per accedere alla maggioranza degli italiani che usufruisce del mainstream informativo. Fa bene dunque ad andare alla Tv, a cercare lo spazio per comunicarci quanto sta accadendo sotto il nostro naso, fa bene a farci parlare di mafia - che é proprio quello che la mafia non vuole -.
Per questo é scomodo Saviano, perché sta raggiungendo molta gente. E per questo lo si é attaccato non puntando a ció che dice, non ribattendo con argomenti a quanto afferma, come se il metodo da lui usato fosse piú importante delle sue denunce. Il che rivela la debolezza di tali accuse e la loro strumentalitá.
La mafia, le mafie sono un fenomeno storico e come tale avranno una loro vita. E' declinato l'Impero Romano, non é impensabile che compiano anch'esse il loro ciclo. Ma tale caduta puó essere accellerata se viene loro sottratto lo spazio politico di cui hanno bisogno, diretto o indiretto che sia, e poi se sono sconfitte all'interno del tessuto sociale. Se di loro si parla, se ne parliamo. Per questo, anche per questo Saviano non deve esser lasciato solo.
Magari si possa essere sempre piú in molti a muovere le acque, a svegliare dal torpore tante coscienze sopite. Perché si sa: "il sonno della ragione genera mostri".
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