domingo, 17 de enero de 2010

Haiti, i veri aiuti

E' scattata l'emergenza umanitaria. La macchina dei soccorsi e la spontanea solidarietá nei confronti delle vittime del terremoto che ha sconvolto un terzo dei circa 10 milioni di abitanti di Haiti si é messa in moto. Ma si é messo in moto anche il battage delle dichiarazioni pour la galerie e delle opportunitá politiche da approfittare. Per Barack Obama é arrivato il momento di "non abbandonare" il popolo haitiano,  in raltá, a suo tempo usato e abbandonato al suo calvario politico proprio dall'amministrazione statunitense; per il Brasile di Lula é l'occasione per dimostrare che il suo Paese é e vuole essere il leader indiscusso dell'America Latina.
Oggi é indispensabile l'aiuto nel momento della tragedia. Di fronte all'urgenza c'é poco da fare, bisogna agire e far presto, prima che infezioni e malattie aggiungano morte alla morte. Ma il vero aiuto sara necessario piú avanti, quando sará l'ora di ricostruire e di trovare la strada per crescere e sottrarre questo paese dalla storica miseria alla quale sembra essere condannato.
Questo terremoto non ha fatto altro che aggiungere una nuova pagina amara alla storia di Haiti. Leggendo le molte notizie e la poca informazione che appare sui media, colpisce il fatto che nel 1989 in California un terremoto della stassa intensitá provocó meno di 70 morti. Ad Haiti le stime oscillano tra le 50.000 e le 100.000 mila vittime fatali. Il vero bilancio, probabilemente, non lo si saprá mai. Anche questo é sottosviluppo.
Le altre stime da tener conto dicono che prima del sisma la disoccupazione affliggeva tra il 50 ed il  70% egli abitanti dell'isola, il Paese non piú povero, ma il piú misero della regione latinoamericana. Una zona che il mercato globalizzato ha adocchiato negli anni 70 ed 80 come area di mano d'opera a basso prezzo. Una multinazionale di articoli sportivi dovette ammettere con vergogna che le mani dei minorenni haitiani fabbricava le palline da tennis che venivano poi contrabbandate all'altro lato dell'isola, in territorio della Repubblia Dominicana, da dove venivano poi commercializzate. Un Paese che é carente quasi di attivitá produttiva, dopo che la mano d'opera agricola é stata assorbita nelle fabbriche a basso costo, dovendo poi importare di tutto. I prodotti agricolo statunitensi sussidiati ad esempio: ad Haiti abbonda il riso proveniente dagli USA.
Ma ció é avvenuto fin quando convenne al mercato. Quando altrove divenne piú conveniente produrre, le imprese se ne andarono lasciando un vuoto incolmabile ed un Paese instabile politicamente. Anche a quei tempi si era promesso di non abbandonare Haiti.
Oggi, mentre affannosamente si cerca la vita tra le macerie, andrebbe tenuto conto che la ricostruzione di Haiti sará piú complessa e lunga. Forse il Brasile, che di miseria ne sa abbastanza, sará capace di stabilire una partnership di differente qualitá, promotrice di sviluppo e non di dominio. Sarebbe l'occasione per dimostrare che i tempi sono cambiati in America Latina. 

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