Perché il nome "Periferia"?
Il grande sociologo Zygmunt Bauman usa un esempio emblematico: la tenuta di un ponte, o di una grande struttura, bisogna verificarla sui punti piu deboli. Allo stesso modo, il nostro grado di civiltá va verificato sulla base della nostra preoccupazione per i settori piú deboli della popolazione. E lí banco di prova della nostra solidarieta e di tutti i nostri principi.
Viviamo in un mondo dove esistono forti sperequazioni ed ingiustizie. E la gran parte dei media si interessano dei problemi e degli interessi non dei settori piú deboli della societá, ma dei piú abbienti. Cosí come il mercato si "interessa" solo di coloro che di esso fanno parte e non di quanti ne sono esclusi, e dunque incapaci di generare domanda. Sono i passi che successivamente portano all'esclusione, facendo sí, come in una spirale, che poi i parametri di consumo, che a loro volta si trasformano in parametri produttivi e di investimento, siano definiti dai settori piú privilegiati.
Trovo allora logico che si faccia comunicazione cercando di partire dai piu deboli, da coloro che spesso non hanno voce. Cercando di comprendere e vedere il mondo con gli occhi e la testa di coloro che spesso restano fuori dal grande circuito del mercato, della politica, della vita sociale.
E spesso costoro vivono nelle periferie. Periferie reali, perché anche il mondo ha le sue periferie, come il cosiddetto Terzo Mondo, e periferie diffuse, perché oggi le periferie sono li dove c'é esclusione. E' il caso dei 32 milioni di poveri che vivono nella maggiore potenza globale, gli Stati Uniti, ad esempio o nelle ricche cittá europee. Spesso dunque le periferie sono dietro l'angolo, o di fronte come a Rio de Janeiro, a Buenos Aires, a San Paolo o Bogotá, isole di miseria i cui abitanti sono condannati a osservare lo sfarzo dei quartieri chiusi dei ricchi come in una vetrina: si guarda ma non si tocca. Il mappamondo qui a fianco, che si direbbe al rovescio se in realtá non fosse altro che un diverso punto di osservazione, é una immagine efficace di questa intenzione di privilegiare un altro punto di vista. Dunque comunicare partendo dagli ultimi. Da quelli che Alex Zanotelli chiama i "sotterranei della storia".
E perché un blog?
L'ho pensato a lungo. Ce ne sono tanti e certamente migliori di questo. Ma la voglia di comunicare é piú forte del pudore personale o forse della stessa prudenza. E poi mi sento in debito. Faccio il giornalista e godo di un privilegio che hanno pochi: mi pagano per svolgere un lavoro che mi piace e mi appassiona. Allora posso ripagare la gente con un plus di impegno, in questo mondo dove c'é tanto bisogno di uscire dal proprio guscio e dalle proprie sicurezze per impegnarsi e per offrire il frutto del proprio lavoro al di lá delle pubblicazioni con le quali collaboro. Cercare di riflettere e di ricostruire tante notizie e informazioni frammentate nello sforzo di dar loro un senso, di collegare fatti che sembrano non aver niente a che fare, ma dietro i quali appaione trame e legami occulti. Cercare di capire assieme il mondo nel quale viviamo.
C'é anche un altra ragione per dar vita a questo blog?
Sí, quella di volver provocare una "ferita". Le virgolette sono d'obbligo, perché la mia intenzione é non violenta. Ma un intelligente economista, Luigino Bruni, ha scritto un libro che mi ha tanto interessato e il cui titolo é "La ferita dell'altro". Bruni spiega che il mercato ha preteso di trasformarsi in una zona asettica, priva di contatti, dove l'incontro con l'altro fosse solo virtuale, regolato dal diritto e basta, in modo che questo non provocasse "ferite". E ricorre alla metafora biblica della lotta tra Giacobbe e l'angelo. Un episodio misterioso, di una lotta che dura tutta una notte e che si conclude con una ferita, il colpo che riceve Giacobbe sul nervo sciatico, ma che si conclude con una benedizione: Giacobbe non lascia partire il supposto avversario senza che questi gliela imparta. Bruni spiega, e sono d'accordo con lui, che ogni contatto umano é allo stesso tempo una "ferita" ed una "benedizione". Non possiamo restare immuni da ogni persona che ci passa accanto, foss'anche attraverso la web. Ma questo ci provocherá ferite, perché siamo diversi, perché magari non ci capiamo subito, perché certe cose ci dolgono... ma é questa a sua volta anche la "benedizione" che nasce dallo sforzo di andare al di lá delle cose esterne per cercare di pentrare nell'altro, di cogliere quella diversitá che non é minaccia ma arricchimento, quella differenza che ben vista non allontana ma ci avvicina, quella alteritá che vista con occhi nuovi diventa fraternitá.
Spero allora che ci si possa pacificamente ferire e che possiamo essere attraverso questi scritti ed il dialogo che ne scaturisca, benedizione l'uno per l'altro.
Alberto Barlocci, OHiggins, 6 gennaio 2010
Gracias por el blog! la palabra "periferia" me evoca mucho. Como cristiano me gusta pensar a Jesus como un hombre de periferia. Periferia de la capital de su reino, Jerusalem, periferia del centro del imperio Roma, y periferia religiosa ya que parece no importarle el eje de unidad mundo-trascendencia: el templo.
ResponderEliminarPor lo tanto tengo gran consideracion del punto de vista periferico.
Gracias por el blog, es cierto que siendo periodista tienes un privilegio: la mirada no ingenua de un profesional. Pero que tu la pongas en comun es un privilegio de prestado que tenemos tus amigos (y esperemos muchos otros).
Gracias Alberto, me parece un buen lugar donde poder compartir cosas, situacines, vivencias, experiencias y me gusto mucho la palabra "perfiferia", se siente que que queremos dialogar, incluir....y me guto mucho la citación de Bruni de la lucha del angel del Sr con Giac. muy acertada puesta en la relación con los demás....estupendo
ResponderEliminarGrazie Alberto! L'iniziativa è quanto mai necessaria:occorre un luogo dal quale abituarci a cambiare il punto di vista sulle cose, a "decolonizzare l'immaginario" come dice Latouche. Contribuisco per con un link http://www.altracitta.org/
ResponderEliminarChi ti scrive lo fa da un palazzo del 1600 nel centro di Firenze, sono letteralmente assediato dalle vetrine che trasformano i palazzi storici in spettacolari paesaggi di merci che ormai nessuno può più permettersi. I miei ragazzi della periferia (scandicci) vengono a vedere GUESS ma non sono mai stati in Duomo (lì ce li porto io, però). La comunità cristiana cn la quale condivido la Messa è composta di vecchi e casi psichiatrici. In centro Hanno chiuso quattro librerie storiche (tra le quali seeber e marzocco) quattro cinema e un teatro.Alle pIagge, invece, quartiere dormitorio tra Arno e Aereoporto, negli ultimi dieci anni una comunità ecclesiale di base ha creato: un centro culturale, corsi di alfabetizzazione,un'azienda per il riciclaggio, una bottega del commercio equo, un progetto di microcredito che coivolge centinaia di cittadini sulla soglia di povertà, una cooperativa di giornalismo partecipativo, un giornale ed un sito, una cooperativa agricola. Ed ora domendo a te ed a me: nella società dello spettacolo Da dove viene la cultura, chi la produce, a che cosa serve? Chi è "centro" e chi "periferia"? Saluti dalla vetrina
gracias alberto!! No e hasta dodne entendi pro el idioma, epro creo que entendi lo principal. Me gusto mcuho sobretodo al diea del norte-sur sur-norte, porque me planteo porque el norte es el norte y el sur es el sur? por casualidad siemrpe los poderosos del norte estan arriba? o es una consecuiencia? es un orden establecido que dejamos establecer? porque el norte es el norte? poruqe vemos el mapa asi y no de otra forma? que apsaria si el norte estuviera en el "sur" el sur en el "norte"? seria lo mismo? porque existen norte y sur si en realidades son arbitriaridades puestas para acomodar alguans cosas? buen esats son algunas de las prgunats que me surgen y es un tema que da para hablar mucho, pero comento algo de lo que em parece.
ResponderEliminarTambien em hizo acordar mcuho a un libro de un compatriota uruguayo Eduardo Galeano " El mundo patas para arriba", un libro exlcnete si no lo leiste leelo a mi me encnato, un analisis social impresionante, pero lo que ams me llamo al atencion es que tambien usa el mismo mapa, un mapa al reves( pero de america) y te deja pensando lo mismo y es un tema muy interesante para discutir.
buen un abrazo grande
toda la unidad
pedro