La lacrima non l'ho potuta reprimere dopo le prime notizie provenienti dal Cile. Una scossa da 8,8 gradi richter... Dove ho consultato su questa scala sismica, ho scoperto con orrore che in genere si ferma a 8 gradi.
In Cile ci sono stato l'ultima volta nel dicembre scorso, per il primo turno delle elezioni presidenziali. Ed é un Paese del quale resto sempre ammirato. L'ho conosciuto poco, in tre occasioni appena e senza spostarmi troppo, muovendomi tra Santiago e Valparaiso (la bella cittadina sul Pacifico, con le funicolari che, come a Napoli, s'inerpicano per i quartieri sparsi sulle colline). Ma é stato sufficiente per amare ed ammirare questa gente tenace e laboriosa, seria, applicata. Le strade della capitale sono un esempio di ordine e di pulizia, come lo é il metro, le cui stazioni sono anche attrattive esteticamente.
Stupisce poi la stabilitá delle istituzioni. Non é stata cosa da poco emergere dall'abbisso della feroce dittatura di Pinochet. Eppure la transizione democratica é stata amministrata senza scosse.
L'11 marzo la presidente Michelle Bachelet lascerá il palazzo della Moneda, che sará occupato dal suo successo, Sebastián Piñera. Questo terremoto giunge dunque nel momento in cui una equipe di governo subentra all'altra. Eppure sia Bachelet che Piñera hanno subito manifestato la massima collaborazione tra i due gabinetti. E' il momento di lavorare insieme e spingere nella stessa direzione la barca di un paese duramente colpito, che con grande sforzo in questi anni aveva costruito una solida infrastruttura civile al servizio di una crescita tanto sospirata. Tutto sommato i cileni ci sono riusciti. E lo hanno fatto non senza una punta di orgoglio nazionale, dando continuitá a politiche di stato che hanno migliorato in modo sostanziale, pur se insufficiente, la qualitá di vita della poppolazione. Politica estera, politica economica, educazione e salute ne sono stati i nodi centrali, con un sostanziale accordo di tutto l'arco politico.
I cinquemila kilometri di Cordigliera delle Ande che separano questo paese dal resto dei suoi vicini del Cono Sud hanno fatto sí che il Cile sia una specie di isola. E ció spiega la tendenza a "guardare" al di lá del Pacifico del Cile. Infatti é attraversando l'Oceano che la sua economía ha identificato i propri centri di interesse strategico: Statio Uniti e Asia, soprattutto.
Il nuovo governo dovrá adesso vedersela con questo colpo inatteso che, sicuramente, avrá ferito moralmente i cileni bel al di lá delle perdite materiali, precisamente per quel senso di orgoglio per i risultati raggiunti che tanto li caratterizza. Ma non ho dubbi che ce la faranno a ricominciare. In silenzio, umilmente, come hanno sempre fatto.
Spero che presto tornino a sorridere.
In Cile ci sono stato l'ultima volta nel dicembre scorso, per il primo turno delle elezioni presidenziali. Ed é un Paese del quale resto sempre ammirato. L'ho conosciuto poco, in tre occasioni appena e senza spostarmi troppo, muovendomi tra Santiago e Valparaiso (la bella cittadina sul Pacifico, con le funicolari che, come a Napoli, s'inerpicano per i quartieri sparsi sulle colline). Ma é stato sufficiente per amare ed ammirare questa gente tenace e laboriosa, seria, applicata. Le strade della capitale sono un esempio di ordine e di pulizia, come lo é il metro, le cui stazioni sono anche attrattive esteticamente.
Stupisce poi la stabilitá delle istituzioni. Non é stata cosa da poco emergere dall'abbisso della feroce dittatura di Pinochet. Eppure la transizione democratica é stata amministrata senza scosse.
L'11 marzo la presidente Michelle Bachelet lascerá il palazzo della Moneda, che sará occupato dal suo successo, Sebastián Piñera. Questo terremoto giunge dunque nel momento in cui una equipe di governo subentra all'altra. Eppure sia Bachelet che Piñera hanno subito manifestato la massima collaborazione tra i due gabinetti. E' il momento di lavorare insieme e spingere nella stessa direzione la barca di un paese duramente colpito, che con grande sforzo in questi anni aveva costruito una solida infrastruttura civile al servizio di una crescita tanto sospirata. Tutto sommato i cileni ci sono riusciti. E lo hanno fatto non senza una punta di orgoglio nazionale, dando continuitá a politiche di stato che hanno migliorato in modo sostanziale, pur se insufficiente, la qualitá di vita della poppolazione. Politica estera, politica economica, educazione e salute ne sono stati i nodi centrali, con un sostanziale accordo di tutto l'arco politico.
I cinquemila kilometri di Cordigliera delle Ande che separano questo paese dal resto dei suoi vicini del Cono Sud hanno fatto sí che il Cile sia una specie di isola. E ció spiega la tendenza a "guardare" al di lá del Pacifico del Cile. Infatti é attraversando l'Oceano che la sua economía ha identificato i propri centri di interesse strategico: Statio Uniti e Asia, soprattutto.
Il nuovo governo dovrá adesso vedersela con questo colpo inatteso che, sicuramente, avrá ferito moralmente i cileni bel al di lá delle perdite materiali, precisamente per quel senso di orgoglio per i risultati raggiunti che tanto li caratterizza. Ma non ho dubbi che ce la faranno a ricominciare. In silenzio, umilmente, come hanno sempre fatto.
Spero che presto tornino a sorridere.
C'é bisogno del loro esempio. E non solo in America del Sud.
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