E' il suggerimento di Sant'Ambrogio (De Paradiso, 25): cercare sempre il nuovo e custodire quanto si é conseguito. Sono le due tendenze che devono essere presenti in una cultura che voglia essere veramente autentica. Scrive Stefano Zamagni: "Un progetto culturale scade dalla sua funzione quando si limita a conservare e non si preoccupa di cercare il nuovo, di afferrare le res novae (cose nuove). Ma esso scade anche quando per inseguire il "nuovo" perde il contatto o addirittura recide il legame con le proprie radici".
Un progetto culturale abbraccia tanti tipi di esperienze da quella ecclesiale (e non a caso cito ad Ambrogio), a una organizzazione politica o sociale, un club sportivo, una istituzione universitaria, ecc., ecc. Questa tensione tra vecchio e nuovo é vitale ed essenziale. Perché poi le persone manifestano sul piano personale o la tendenza a conservare o quella a innovare mentre l'equilibrio consiste nell'apprezzare e sostenere questi due movimenti.
Pare proprio una sfida adatta a questo mondo posmoderno (se si é d'accordo con questa espressione), dove non abbiamo piú i punti di riferimento fissi di un tempo, tutto é discusso, ed anche coloro che appartengono a un credo o a una ideologia per la quale "militano" con dedizione sentono gli scricchiolii di sistemi di pensiero che sotto il peso di un mondo cambiato ci invitano a ripensare le cose e le realtá che ci circondano. Ci invitano a non pensare che la religiositá si continui a esprimere come 100 anni fa, che la politica sia quella che vediamo tutti i giorni nei media, che l'economia sia quell'unico pensiero che sembre imperare nonostante i suoi nefasti effetti, che la vita sociale segua gli stessi ritmi e percorsi di un tempo.
Cosa conservare e cosa rinnovare? Mi pare che dietro la sapiente parola di Ambrogio va seguito un cammino nel quale il dialogo (con la sua complessitá) sia il metodo principale. Un dialogo nel quale l'altro e la sua proposta non mi minacciano, perché pur se diversa e scomoda fanno parte di me, come io faccio parte di loro. E' un "noi" e non un "io" che deve trovare le risposte e ricercare il nuovo che attende essere scoperto. Cercarlo e disseminarlo. Continua Zamagni nel suo scritto, che pure si occupa di economia civile ma che serve su altri piani, e aggiunge: "Dobbiamo dunque tornare a disseminare ad ampie mani e gettare semi nuovi senza troppo preocupparci di sapere dove andranno a finire. Tenendo a mente che un progetto culturale (...) scade anche - e forse sopratutto - quando non riesce ad alimentare una nuova speranza nelle persone, specialmente se giovani". E conclude citando i versi del poeta Holderlin: "Vicino é il Dio, ma difficile é afferrarlo. Ma lá dove c'é il rischio, cresce anche ció che salva".
No hay comentarios:
Publicar un comentario