I
boliviani hanno detto no alla riforma costituzionale che avrebbe
introdotto la rieleggibilitá indefinita delle principali cariche
elettive, cominciando dal presidente e dal vice presidente. Il 51,29
per cento ha votato per il "no", mentre il 48,71 per cento
ha votato per il "sí". L'iniziativa é sorta mesi fa a
istanza dei gruppi sociali che appoggiano la maggioranza di governo
del Movimiento Al Socialismo (MAS), il partito del presidente Evo
Morales, al governo dal 2007. L'attuale mandato concluderá nel 2019.
Nel caso avesse vinto il "sí" una norma transitoria gli
avrebbe consentito solo un nuovo periodo, fino al 2025, tenendo conto
che é al suo terzo mandato.
La
sconfitta elettorale subita domenica scorsa, la prima in 9 anni, é
cocente se si tiene conto che un anno e mezzo fa Morales ha vinto le
elezioni col 61 per cento dei voti, espugnando anche tradizionali
bastioni dell'opposizione. Come spiegare questo calo?
Sono
forse due i fattori che hanno inciso. Prima di tutto, é apparso
chiaro che la proposta di riforma stava rispondendo a un problema
interno del MAS nel cui seno non sono emerse figure capaci di dare
continuitá al progetto politico. Un errore strategico e modificare
per questo la Costituzione é apparso un rimedio politicamente
grossolano.
Sono
poi emersi anche segni di logorio all'interno del MAS, il peggiore
dei quali é lo spettro della corruzione. Uno degli scandali riguarda
l'uso di 30 milioni di euro di fondi destinati a comunitá indigene
spariti a beneficio di 200 tra dirigenti e sindacalisti affini o
membri del MAS. Sempre per corruzione é finito in carcere un altro
dirigente del partito, giá sindaco di El Alto, la seconda cittá del
Paese. A livello locale, vari dirigenti hanno deluso le attese o si
sono rivelate pessime scelte. Sul piano piú personale, durante la
campagna per il referendum lo stesso presidente – che é scapolo -
é stato messo in imbarazzo dall'accusa di aver favorito una sua ex,
dirigente di una firma contrattata dallo Stato, mentre si é scoperto
che il plurilaureato" vice presidente in realtá non ha nemmeno
concluso gli studi.
Il
problema peró non é solo una questione personale. Forse il
principale errore commesso in questi anni dalla maggioranza é
consistito nella pretesa di trasformare il proprio progetto politico
in una egemonia ideologica che si impone nelle urne. E presto o
tardi, l’ideologismo stanca, soprattuto quando la gente acquisisce
una coscienza politica.
Ció
nonostante, non pare si possa parlare dell'inizio della fine di un
ciclo. Un pó come ovunque, la corruzione non é una novitá in
Bolivia. Nel passato questo vizio ha raggiunto livelli ben piú alti,
arrivando ad assoggettare il Paese a dettami ed interessi esterni. Se
da una parte conviene non abbassare la guardia, generalizzare il
fenomeno pare esagerato.
In
secondo luogo, in questi anni la Bolivia ha cambiato profondamente il
suo volto. Gli indicatori sociali registrano progressi storici. Da
uno dei Paesi piú poveri dell'America latina, la Bolivia é oggi tra
i piú dinamici. Il pil procapite é raddoppiato e si sono
moltiplicare le risorse pubbliche, grazie alla politica di gestione
delle risorse naturali (fondamentalmente gas, ma anche petrolio e
minerali vari). Ció ha consentito di finanziare istruzione, sanitá,
case, infrastruttura civile e di migliorare la qualitá di vita di
milioni di cittadini, particolarmente ai settori piú vulnerabili
legati alle comunitá indegene in un Paese dove il 66 per cento degli
abitanti si dichiara discendente di una delle varie etnie. Nel
passato, la discriminazione sociale giungeva ad inpedire l'accesso
degli indigeni al centro storico di La Paz, la capitale. Mai come in
questi anni, esclusi e marginati si sono sentiti parte di un processo
di sviluppo che li include e, spesso, li fa protagonisti. Pensare
dunque che un processo del genere debba la sua spinta solo alla
figura, per quanto carismatica, del presidente sarebbe un errore.
Si
apre una fase politica nuova che, possibilmente, anticipa il
dibattito elettorale. L'opposizione avrá molto da fare per
articolare una proposta alternativa che non susctiti il timore di
vanificare le conquiste sociali ed economiche ottenute. I risultati
elettorali delle ultime elezioni dicono che é stata ben lungi dal
farlo. La maggioranza dovrá convincere che é dotata di figure in
condizione di continuare la strada intrapresa, ma senza fare leva
nella contrapposizione ideologica che a lungo termine produce logorio
in chi la pratica.