jueves, 25 de febrero de 2016

La Bolivia dopo il referendum

I boliviani hanno detto no alla riforma costituzionale che avrebbe introdotto la rieleggibilitá indefinita delle principali cariche elettive, cominciando dal presidente e dal vice presidente. Il 51,29 per cento ha votato per il "no", mentre il 48,71 per cento ha votato per il "sí". L'iniziativa é sorta mesi fa a istanza dei gruppi sociali che appoggiano la maggioranza di governo del Movimiento Al Socialismo (MAS), il partito del presidente Evo Morales, al governo dal 2007. L'attuale mandato concluderá nel 2019. Nel caso avesse vinto il "sí" una norma transitoria gli avrebbe consentito solo un nuovo periodo, fino al 2025, tenendo conto che é al suo terzo mandato.
La sconfitta elettorale subita domenica scorsa, la prima in 9 anni, é cocente se si tiene conto che un anno e mezzo fa Morales ha vinto le elezioni col 61 per cento dei voti, espugnando anche tradizionali bastioni dell'opposizione. Come spiegare questo calo?
Sono forse due i fattori che hanno inciso. Prima di tutto, é apparso chiaro che la proposta di riforma stava rispondendo a un problema interno del MAS nel cui seno non sono emerse figure capaci di dare continuitá al progetto politico. Un errore strategico e modificare per questo la Costituzione é apparso un rimedio politicamente grossolano.

Sono poi emersi anche segni di logorio all'interno del MAS, il peggiore dei quali é lo spettro della corruzione. Uno degli scandali riguarda l'uso di 30 milioni di euro di fondi destinati a comunitá indigene spariti a beneficio di 200 tra dirigenti e sindacalisti affini o membri del MAS. Sempre per corruzione é finito in carcere un altro dirigente del partito, giá sindaco di El Alto, la seconda cittá del Paese. A livello locale, vari dirigenti hanno deluso le attese o si sono rivelate pessime scelte. Sul piano piú personale, durante la campagna per il referendum lo stesso presidente – che é scapolo - é stato messo in imbarazzo dall'accusa di aver favorito una sua ex, dirigente di una firma contrattata dallo Stato, mentre si é scoperto che il plurilaureato" vice presidente in realtá non ha nemmeno concluso gli studi.

Il problema peró non é solo una questione personale. Forse il principale errore commesso in questi anni dalla maggioranza é consistito nella pretesa di trasformare il proprio progetto politico in una egemonia ideologica che si impone nelle urne. E presto o tardi, l’ideologismo stanca, soprattuto quando la gente acquisisce una coscienza politica.
Ció nonostante, non pare si possa parlare dell'inizio della fine di un ciclo. Un pó come ovunque, la corruzione non é una novitá in Bolivia. Nel passato questo vizio ha raggiunto livelli ben piú alti, arrivando ad assoggettare il Paese a dettami ed interessi esterni. Se da una parte conviene non abbassare la guardia, generalizzare il fenomeno pare esagerato.

In secondo luogo, in questi anni la Bolivia ha cambiato profondamente il suo volto. Gli indicatori sociali registrano progressi storici. Da uno dei Paesi piú poveri dell'America latina, la Bolivia é oggi tra i piú dinamici. Il pil procapite é raddoppiato e si sono moltiplicare le risorse pubbliche, grazie alla politica di gestione delle risorse naturali (fondamentalmente gas, ma anche petrolio e minerali vari). Ció ha consentito di finanziare istruzione, sanitá, case, infrastruttura civile e di migliorare la qualitá di vita di milioni di cittadini, particolarmente ai settori piú vulnerabili legati alle comunitá indegene in un Paese dove il 66 per cento degli abitanti si dichiara discendente di una delle varie etnie. Nel passato, la discriminazione sociale giungeva ad inpedire l'accesso degli indigeni al centro storico di La Paz, la capitale. Mai come in questi anni, esclusi e marginati si sono sentiti parte di un processo di sviluppo che li include e, spesso, li fa protagonisti. Pensare dunque che un processo del genere debba la sua spinta solo alla figura, per quanto carismatica, del presidente sarebbe un errore.


Si apre una fase politica nuova che, possibilmente, anticipa il dibattito elettorale. L'opposizione avrá molto da fare per articolare una proposta alternativa che non susctiti il timore di vanificare le conquiste sociali ed economiche ottenute. I risultati elettorali delle ultime elezioni dicono che é stata ben lungi dal farlo. La maggioranza dovrá convincere che é dotata di figure in condizione di continuare la strada intrapresa, ma senza fare leva nella contrapposizione ideologica che a lungo termine produce logorio in chi la pratica.

martes, 16 de febrero de 2016

Un Papa que habla desde las periferias

Algunas reflexiones a la luz de las intervenciones de Jorge Mario Bergoglio en su viaje a México. Una vez más el Papa nos convoca desde una de las periferias del mundo donde se concentran parte de los retos de este siglo.